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COMUNITA' DEI FRATI MINIMI DI SAN FRANCESCO DI PAOLA

L'Ordine dei Minimi (in latino Ordo Minimorum) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i frati di questo ordine mendicante, detti anche paolotti, pospongono al loro nome la sigla O.M.[1] L'ordine, sorto nel XV secolo a opera di Francesco di Paola, si caratterizza per la spiritualità penitenziale vissuta attraverso l'osservanza di un quarto voto di vita quaresimale; i frati minimi si dedicano particolarmente alla predicazione e al ministero della riconciliazione.

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Vita al Santuario con Francesco di Paola
S. Francesco di Paola nasce a Paola il 27 marzo 1416 e muore il 2 aprile 1507 a Tours, in Francia. Che cosa mai potrà avere in comune con gli uomini di oggi un santo vissuto nel 150 secolo? Proviamo a scoprirlo! Oggi ci apparirebbe forse sotto i panni di uno di quei giovani un po’ ribelli che non accettano le regole e le convenzioni della società in cui vivono; ma sotto c’era ben altro che un po’ di anticonformismo.

Stupisce tutti quando ancora quattordicenne decide di abbracciare la vita eremitica, nella rigorosa sequela dei consigli evangelici di povertà, castità, obbedienza, ai quali unisce una stretta osservanza del regime quaresimale. Ci stupiamo ancora nel vedere come, pure in un tempo come lì suo, apparentemente poco attento ai valori spirituali e alla dimensione interiore delI ‘uomo, la sua esperienza affascina tanti giovani come lui. La comunità che viene rosi presto a formarsi diventa un punto di riferimento per i bisogni di tutti: innumerevoli sono gli episodi che l0 vedono promotore di riconciliazione e che testimoniano la sua attenzione ai problemi della sua terra di Calabria, dove raccoglie le ansie della gente oppressa dalle angherie dei potenti. La diffusione e la vasta eco che il suo

movimento suscita, unite all’ammirazione per le opere che da esso scaturiscono, gli ottengono il riconoscimento, prima, dell’arcivescovo di Cosenza, mons. Pirro Caracciolo, nel 1470, e poi da parte del Papa, Sisto IV, nel 1474. Le tra va glia te vicende storiche del suo tempo l0 vedranno protagonista molto più di quanto lascerebbe intravedere Il suo desiderio di una vita nascosta e umile. Si trova ad affrontare questioni di stato e di giustizia sociale nel regno di NapoIi e alla corte del re di Francia Luigi XI, dove si recherà nel 1483 su invito di Sisto IV e dove rimarrà fino alla morte. Perciò, grandi avvenimenti politici ed ecclesiali passano attraverso il suo discernimento di uomo illuminato dallo Spirito Santo.

S. Francesco è stato dunque un eremita, ma ben radicato nella sua realtà storica. La scelta di vivere per Dio, attraverso l’abbandono di tutto quanto è superfluo, non lo ha reso insensibile ai problemi dell’uomo. Le forme di penitenza da lui scelte non erano 1l rifiuto della gioia di vivere, ma Il gesto profetico di chi afferma la priorità dei valori spirituali per la vita dell’uomo rispetto ai condizionamenti che derivano dai beni del mondo. E in questo cammino di purificazione, che è liberazione dai vincoli temporali e culturali, quest’uomo del 1400 si ripropone a noi oggi, uomini del 200 secolo, come nostro contemporaneo. Egli è l’uomo che trova nella libertà e nella solitudine interiore la capacità di essere uomo di compagnia con gli altri uomini, di riconciliarsi e di riconciliare, di dire la verità con coraggio, di farsi carico dei bisogni comuni, di difendere la giustizia. 

…CHE LASCIA UNA TRACCIA PROFONDA… “Fate frutti degni di penitenza nel cibo quaresimale”. (IV regola, c. 6) La permanenza di Francesco in Francia è stata, nei piani della Provvidenza, l’occasione per una migliore definizione del carisma penitenziale, accolto a Paola dalle mani di Dio. Il suo movimento eremitico prende gradualmente forma e si presenta nella Chiesa come l’ultimo grande Ordine medioevale con una sua Regola propria, approvata, nella redazione definitiva, la quarta, nel 1506, da Giulio II. Questa Regola, che si pone accanto alle altre regole classiche della tradizione monastica, offre, nella penitenza evangelica, una forma originale della sequela di Cristo, che sintetizza la proposta spirituale dell’Ordine dei Minimi e che trova nel voto di vita quaresimale la sua espressione tipica. Tale voto, vissuto, secondo la tradizione della Chiesa, nel segno e nell’ascesi dell’astinenza della carne e suoi derivati, rappresenta tutto uno stile di vita che facilita la pratica quotidiana dei valori quaresimali e cioè la totale conversione della mente, del cuore e della vita a Dio, con una attenzione particolare alle necessità dei fratelli. …CHE GIUNGE FINO A NOI… Ma, quale uomo incontra oggi la proposta delI ‘Ordine dei Minimi?

E un uomo che spesso rincorre li mito dell’autosufficienza e appare concentrato su se stesso e i suoi bisogni. Eppure questo stesso uomo sente anche l’esigenza di andare oltre questa dimensione ed è in ricerca affannosa e confusa di qualcosa di più profondo. Pur mostrando in apparenza di vivere bene entro certi legami con i quali volontariamente o inconsapevolmente si stringe, sente un interiore e profondo bisogno di liberazione. Per quest’uomo, S. Francesco di Paola si propone come un richiamo all’interiorità e non all’intimismo. Egli suggerisce con la sua esistenza che per ritrovare se stessi, per rispondere al bisogno di felicità che c’è in ognuno, bisogna percorrere le strade dei deserto, inteso non solo come luogo fisico, ma come stile di vita fatto di dominio, autodisciplina e silenzio, capace di pervadere e organizzare il quotidiano. L ‘atteggiamento penitenziale non è atteggiamento mortificatorio, che uccide la vita e la condanna. Esso è invece I ‘assunzione della vita nelle sue più dure manifestazioni. E’ capacità di confrontarsi con la realtà quotidiana delle cose e delle persone, così come sono realmente e non come le sogniamo. La spiritualità quaresimale presenta la penitenza come capacità di amare fino in fondo, di morire ogni giorno, di lottare perché la vita sia libera e piena. Essa è la capacità di farsi carico della sofferenza altrui, di fare la medesima strada con chi fatica, con chi è in ricerca, con l’uomo che vive nelle diverse povertà. I Minimi, come fedeli interpreti di S. Francesco di Paola, sono chiamati a vivere in maniera creativa e fresca le Beatitudini evangeliche, nella semplicità e radicalità, testimoniando alla nostra civiltà, consumata dall’avere, che si può veramente “essere” e che la felicità è data non dalle cose, ma dall’incontro con Cristo vivo, Signore della vita. E’ nella fedeltà alla preghiera quotidiana, personale e comunitaria, che fu l’esperienza spirituale primaria di S. Francesco e che resta sempre una necessità fondamentale per tutti, che i religiosi Minimi trovano la forza e le ragioni per rendere questa testimonianza che sembra sconfinare nell’impossibile. La preghiera, che, nei solco della tradizione della Chiesa, esprime l’abbandono totale e fiducioso a Dio, è infatti la risposta a Dio dell’uomo che crede e che proietta in lui li senso ultimo della sua esistenza e azione, e che attinge quindi in Lui la forza per compiere quanto Egli stesso ci chiede di fare.

…PER ARRIVARE A PARLARE AL CUORE DELL’UOMO DI OGGI…

Nell’approvare la Regola dei Minimi il Papa GIULIO Il disse che essi sono nella Chiesa come  “luce che illumina i penitenti”. Come adempie oggi l’Ordine dei  Minimi la Missione specifica che San Francesco gli ha dato e la Chiesa riconosciuto? Tre sono gli aspetti della vita umana su cui il Carisma Minimo più specificatamente  è interpellato e su cui meglio può rispondere. Ci sono molti segnali che indicano come l’uomo stia tornando ad orientare il proprio cammino verso una dimensione interiore, che in tanti casi sfocia non solo nella riscoperta della dimensione religiosa, ma in una vera e propria esperienza mistica.

Di fronte a questa ricerca di interiorità, l’Ordine dei Minimi riscopre e offre il proprio patrimonio spirituale, che ha appunto nel dare risonanza alle domande più protende del nostro animo uno dei suoi elementi peculiari.

L’esperienza spirituale di S. Francesco di Paola ù tutta una risposta all’appello di Cristo alla conversione e a credere nel Vangelo. Al primo posto nella sua vita c’è sempre la ricerca di Dio. A questa ricerca tendono le singole prescrizioni ascetiche; esse non sono tini a se stesse. La grotta” e il deserto” sono i luoghi reali e simbolici in cui attraverso la solitudine tisica e il silenzio si realizza l’esperienza de1 ritorno alle radici protende del proprio io, nell’incontro con Dio.

Tutti ci stiamo rendendo progressivamente conto di come sia impossibile che la nostra civiltà sopravviva ai ritmi di sviluppo che le stiamo imponendo; concetti come ‘sviluppo compatibile” e impatto ambientale sostenibile” testimoniano la presa di coscienza sempre più larga che lo sfruttamento della natura ha dei limiti. Si avverte quindi il bisogno di costruire sulle ceneri della civiltà consumistica una nuova civiltà che si fondi sull’essenziale sul rispetto della natura e delle sue risorse, sul riconoscimento che le attese dell’uomo non sono soddisfatte solo dall’appagamento dei bisogni materiali. Anche nell’ambito sociale quindi, l’Ordine dei Minimi ha un suo ruolo specifico da svolgere: i tigli di S.Francesco, con uno stile di vita sobrio, adempiono alla missione di essere segno dell’esistenza di una gerarchia dei valori al cui vertice è Dio.

La liberazione è una delle aspirazioni più profonde dell’uomo contemporaneo. Oltre ad esprimersi in forme politico-sociali, va oggi assumendo un signiticato più ampio. Essa esprime il bisogno di un mutamento del cuore dell’uomo, della rottura dei meccanismi oppressivi che insidiano l’uomo dal di dentro e che sono poi causa di tutte le oppressioni e le violenze che i deboli subiscono nel corso della storia. Tale liberazione corrisponde alla conversione evangelica. Grazie al loro carisma, i frati minimi, anche in questo caso, possono offrire all’uomo il loro credibile richiamo sulla strada della penitenza che rende liberi. Le austerità prescritte nella loro Regola hanno la finalità di annunciare-provocare la liberazione-conversione. La condizione di distacco dai propri egoismi e dalle proprie paure offre una libertà totale, nella quale anche l’incontro con l’altro diventa liberante.

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